| C’era una volta il gioco in due…
In passato, come in molti ricorderanno, era prassi che adventure game e platform offrissero la possibilità di giocare con un compagno. Quanti giochi ricordo di aver finito, con sommo divertimento, con alcuni amici, più spesso con mia sorella, altre volte con mio padre. Era bello giocare in due. Proprio perché è quasi sempre divertente condividere con qualcun altro qualcosa che piace. Oggi, a parte casi che si contano sulle dita di una mano, quei giochi che per primi offrivano la famosa modalità “double player” non la propongono più. Parlo dei giochi di avventura e di azione, dei platform, generi che oggi sono quasi del tutto sprovvisti di tale opzione. Perlomeno non è quasi mai possibile giocare in due nella modalità principale del gioco. Da notare poi come quei giochi che un tempo, probabilmente per limitazioni tecnologiche, offrivano una modesta (o del tutto assente) modalità a più giocatori, adesso, nella maggior parte dei casi, ne propongono una più che soddisfacente. Fateci caso: se un FPS non dispone di una modalità multiplayer è un delitto, è difficile che un RTS ne sia sprovvisto, è frequente poi che gli RPG ce l’abbiano e lo stesso vale per i giochi sportivi. Quella che potrebbe sembrare un’ovvia conseguenza per l’espansione enorme di Internet, le cui velocità di connessione sono aumentate in modo esponenziale negli ultimi tempi, riflette invece un profondo mutamento nella concezione dei videogiochi.
Il videogioco come evento sociale
La prima causa per cui oggigiorno le modalità multiplayer di giochi come gli FPS o gli RTS abbiano molta importanza è abbastanza ovvia: il divertimento cresce se il gioco coinvolge più persone. D’altro canto, l’unica alternativa a un essere umano è l’I.A. del computer o della console di turno. E la scelta quasi sempre finisce col privilegiare la compagnia di persone in carne ed ossa… e cervello. Impossibile, a tal proposito, non pensare a come sia utile, in una partita a Warcraft III, parlare con il proprio alleato tramite un programma di chat vocale e non, invece, limitarsi ad impartire ordini basilari come “difendi quell’avamposto”. Di conseguenza, chi gioca cerca, una volta finito il gioco in singolo, di confrontarsi con un essere umano. O perlomeno spesso è così. Ecco dunque come il lato multiplayer di shooter, strategici in tempo reale, giochi di ruolo acquisisca un peso determinante per la godibilità dello stesso titolo: non a caso le riviste ne tengono spesso molto conto per esprimere un giudizio. Il multiplayer diventa così un’appendice necessaria, che deve essere inserita in un videogioco se si vuole che il gioco abbia vita lunga, in alcuni casi pressoché eterna. E questa appendice è attualmente quasi una pretesa nel caso di FPS o RTS, salvo le dovute eccezioni. Quante volte abbiamo letto nei forum giocatori che lamentavano l’assenza del multiplayer in un videogioco che sarebbe stato molto più divertente se l’avesse avuta. Qualcosa è cambiato nella concezione del divertimento elettronico, non più passatempo solitario, ma da condividere in compagnia. Se la tecnologia consente di giocare più o meno facilmente con altri esseri umani, perché non farlo? A tal proposito bisogna ricordare che non molti anni fa è nato un genere dedicato esclusivamente al multiplayer: i MMORPG (Massive Multiplayer Online Role Playing Game). Per chi non li conoscesse, sono giochi di ruolo completamente online: il proprio personaggio nasce, si evolve e combatte in un mondo che continua ad esistere anche dopo che ci si è disconnessi. I MMORPG sono un chiaro esempio di come il multiplayer possa reggere da solo un intero videogame. Perché grazie ad esso è offerta l’affascinante possibilità di condurre un’esistenza alternativa, scandita da avventure, pericoli e molto altro ancora con altri esseri umani. La domanda, infine, sorge spontanea: perché proprio quei giochi, che un tempo vantavano una solida modalità double player, ora, nell’epoca del multiplayer, non ce l’hanno più?
Desiderio di solitudine
Non è azzardato pensare che dopo che tantissimi generi hanno sviluppato enormemente il lato multiplayer, fino a renderlo una parte fondamentale di un intero titolo, ci sia bisogno di momenti, per così dire, di pace. Paradossale, se si pensa che non molto tempo fa molti di noi probabilmente guardavano il retro della custodia di un videogioco alla speranzosa ricerca della scritta “2 players”. Ma adesso sono proprio quei videogame, che un tempo erano famosi per il gioco in due, ad essere un rifugio dal multiplayer. Perché va detto: se uno shooter o un RTS hanno una modalità multiplayer, ci si sente quasi a disagio se si completa solo quella in singolo e non si dà neanche un’occhiata alla multi. E’ vero: non è giusto che sia così e in effetti ognuno è libero di giocare come vuole. Ma, ritornando ad adventure e platform, si ha quasi l’impressione che si sia voluto individuare in essi uno spazio nel quale si può giocare in solitudine. E, soprattutto, senza sentirsi in colpa. D’altronde, quando gli eroi sono due la gloria va divisa e la gratificazione personale alla fine del gioco ne risente un po’. Eppure (e qui lancio un appello) come sarebbe bello se si ritornasse al tempo in cui si scorrazzava in due (anche se con fatica) tra i livelli di Sonic 2 o Sonic 3. O impersonare, ancora una volta, con un amico i fratelli Mario. In parole povere, finire insieme un’avventura, estendere ad una dimensione interpersonale l’esperienza videoludica. Alzi la mano chi non ha sognato almeno una volta di finire Resident Evil 2 o Metal Gear Solid insieme ad un amico che prenda parte direttamente all’azione di gioco. Al proposito, un recente esperimento è stato condotto nell’ambito dei survival horror, Obscure di Microids, dove è stata introdotta questa opzione. L’esito, bisogna dire, non è stato brillante, per l’estrema ostilità dei nemici che molto spesso portavano troppo facilmente alla morte uno dei giocatori. Malgrado il “difetto” legato al gameplay, in definitiva l’esperimento non è stato poi così malvagio, nonostante sia stato condotto proprio nel genere forse meno incline al gioco in due, quello dei survival horror. Che prima di tutto devono instillare la paura nel giocatore, paura che in compagnia sarà inevitabilmente mitigata, in quanto condivisa. Che ne dite, amici lettori? Vi piacerebbe giocare il nuovo capitolo di Sonic o di Mario in due? O forse preferite avere, almeno lì, un felice angolino nel quale divertirsi in santa pace?
|